20071217

La verifica dell'identità

C’è un documento – lo ritiriamo all’anagrafe – che certifica la nostra identità. Dice chi siamo, come siamo, cosa facciamo. È stabilito che dopo cinque anni tutte queste dichiarazioni non valgano più. Anche se i dati rimangono gli stessi esiste una scadenza periodica che ci ricorda che qualcosa cambia. Tanto per cominciare cambia la nostra fisionomia, ma questo è solo un aspetto superficiale del problema, perchè in realtà cambia davvero anche la nostra identità. Si modifica il nostro ruolo, cambia il nostro modo di vedere le cose e forse cambiano anche le cose e di conseguenza cambiamo anche noi. Il tutto però avviene con passaggi graduali e di giorno in giorno non ce ne accorgiamo. Anche i valori in cui crediamo si modificano con noi perdendo ora di peso, acquistandone altre volte. Di volta in volta abbiamo un’identità definita, veniamo riconosciuti dagli altri per ciò che esprimiamo, per le condizioni che ci fanno agire, per le responsabilità che assumiamo. Viviamo in mezzo agli altri e non possiamo, o perlomeno non dovremmo vivere una vita diversa dalla nostra. Il nostro prossimo esiste, spesso ce lo troviamo davanti e qualche volta il nostro prossimo, quello che abbiamo incontrato, ha bisogno di noi. È il momento della verifica. Nel momento in cui decidiamo di dare, togliamo qualcosa ad altri, a noi più vicini, che sembrava avessero maggiori diritti di avere e di continuare ad avere. D’altra
parte girare le spalle, dimenticare di conoscere chi abbiamo conosciuto e chiudere l’animo di fronte alle necessità, ebbene tutto questo toglierebbe a noi stessi molto di più di quello che siamo disposti a dare.
La verifica si compie e ci permette di stabilire se stiamo cambiando, in che misura lo stiamo facendo chi ci sta vicino poi capisce e si riavvicina a noi perchè una vita è lunga una vita e non mille anni e perchè il nemico è l’egoismo e non la disponibilità nei confronti del prossimo. C’è un vizio di forma in tutto questo: per ogni disponibile ci sono troppi disposti a chiedere l’intervento. Le necessità degli altri prendono il sopravvento, le loro debolezze vengono giustificate, si sottovaluta l’egoismo. Ed ecco il Disponibile sommerso da cumuli di problemi d’altri che, per incapacità d’affrontarli o per comodità, se ne scaricano con una facilità esagerata. È un problema trattato altre volte. La prudenza consiglierebbe il disinteresse, ma esso rappresenterebbe il primo passo di una lenta degradazione. Al diavolo la prudenza, il calcolo, la tranquillità: vivere senza farsi violenza, senza modificare le proprie tendenze, seguendo l’istinto di aiutare chi ha bisogno, questo è naturale, ovvio, necessario. Poi, alle solite scadenze, quando avremo nuovamente bisogno di ricodificare la nostra identità, tra le caratteristiche particolari segnalate dall’esterno, ce ne sarà una nuova: l’ingenuità. Ci sono alternative peggiori: l’avarizia, l’ignavia, l’egoismo… no, no, meglio essere ingenui.

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