20071217
La donna e il ricatto dell'istinto
Difficile affrontare un discorso che coinvolga le donne, altrettanto difficile mantenere la giusta misura. Il fatto che chi scrive esprima pareri del tutto personali non lo esime da critiche perchè il terreno scotta e le cose corrette che verranno dette, difficilmente verranno condivise. Una donna di quarant’anni, valutata sulla base dell’esperienza e del comportamento, è sicuramente più vicina a mia nonna che a me che di anni ne ho quarantadue. Nella vicina di casa trentottenne riconosco una sicurezza di comportamenti che io forse non avrò mai, nel chiamarla signora ho la piena certezza di essere signorino, un ragazzo abbastanza maturo, ma molto distante dall’essere l’uomo che ciascuno di noi aspira ad essere. Dubbi ed incertezze che animano la nostra vita di tutti i giorni sembrano non essere mai esititi, se non in un lontano passato, nella nostra coetanea. Un giorno è diventata donna poi madre. All’interno della famiglia ha assunto un ruolo preciso, con grande responsabilità. Non ha battuto ciglio e si è adattata con apparente facilità al suo compito, senza paura. Una straordinaria stabilità mentale sta certo alla base del suo comportamento, l’adattamento progressivo a tutte le mutazioni del suo stato le ha assicurato taciti diritti. La Donna di Casa non ha problemi di identità, la sua posizione è ben collaudata, modelli del passato le vengono quotidianamente in aiuto. Qualche scompenso le è consentito durante il passaggio da madre a nonna, quando le circostanze la costringono per qualche anno a momenti anche di prolungata inattività. Ma poi la vita riprende un ritmo che le è congeniale e si ritrova mamma/mamma, un secondo ruolo dove la sua esperienza la eleva al rango della saggia di casa. Ma siamo sicuri che questa donna sia sempre stata così, che la vita non le abbia riservato, in una delle sue fasi, dei privilegi che hanno accelerato il suo processo di crescita, vantaggi che il maschio non ha mai conosciuto.
Dimentichiamoci per pochi momenti della Signora vicina di casa sicura ed efficiente e cerchiamo di ricordarcela quando era la ragazzina di vent’anni fa, consapevole della sua gioventù e delle sue grazie. Già allora questa certezza la poneva in una condizione di vantaggio, le consentiva taciti ricatti sui maschi che la circondavano, giovani o meno giovani che fossero. Per accedere a questo gioco, basato più sugli istinti di razza che sul desiderio di comunicare, bastano, ad una ragazza, alcuni rudimenti di carattere formale: una certa dose di educazione, un po’ di cultura scolastica, pochi precedenti, recuperabili anche da occasioni familiari, di comportamento all’interno di un gruppo.
La situazione più facile, più sperimentata, dove mettere in atto, coscientemente o meno, la propria tattica, per una donna è la cena. L’ambiente rilassato, conviviale, predispone al dialogo: argomenti seri e faceti si alternano continuamente fino a che non ci si ferma su temi che coinvolgono tutti: è il momento dei pareri individuali, delle posizioni soggettive. Ed è anche il momento in cui la donna di vent’anni, coscientemente o meno, comincia a godere dei privilegi di grazia e di sesso, le viene concesso di interrompere, di riportarci sul frivolo, di aggirare il nocciolo o di dimostrarsi annoiata della piega seria che ha preso il discorso. A lei viene concesso molto di più di quanto permetteremmo ad un suo coetaneo, che non esiteremmo a definire nella stessa situazione, un bambino immaturo. Nei confronti della ragazza utilizziamo invece dosi di cortesia sufficienti a rafforzare la coscienza di aver agito e parlato nei migliore dei modi, le permettiamo, cercando premesse per altro genere di rapporti, di radicare in sé una sicurezza che forse sarebbe stato meglio che non avesse. Ci si dimentica spesso di avere al nostro tavolo un ragazzino, casualmente di sesso femminile, un bambino immaturo, al quale, in virtù di una condizione sessuale diversa, concediamo spesso troppo.
Questa analisi razionale della situazione non ci permette, al momento giusto, di vedere con chiarezza il problema perchè i ricatti dell’istinto sono davvero potenti e così succede spesso di trovarci coinvolti da opinioni e da pensieri che senza la nostra benevolenza iniziale non sarebbero mai stati proferiti. Bastano perciò pochi giorni perchè questa giovane donna ai suoi primi passi acquisti certezza e sicurezza. E quando, vent’anni dopo ce la ritroviamo nelle vesti della vicina di casa quarantenne, non possiamo fare altro che sentirci, al suo confronto, dei ragazzi e non degli uomini.
Indice
Dimentichiamoci per pochi momenti della Signora vicina di casa sicura ed efficiente e cerchiamo di ricordarcela quando era la ragazzina di vent’anni fa, consapevole della sua gioventù e delle sue grazie. Già allora questa certezza la poneva in una condizione di vantaggio, le consentiva taciti ricatti sui maschi che la circondavano, giovani o meno giovani che fossero. Per accedere a questo gioco, basato più sugli istinti di razza che sul desiderio di comunicare, bastano, ad una ragazza, alcuni rudimenti di carattere formale: una certa dose di educazione, un po’ di cultura scolastica, pochi precedenti, recuperabili anche da occasioni familiari, di comportamento all’interno di un gruppo.
La situazione più facile, più sperimentata, dove mettere in atto, coscientemente o meno, la propria tattica, per una donna è la cena. L’ambiente rilassato, conviviale, predispone al dialogo: argomenti seri e faceti si alternano continuamente fino a che non ci si ferma su temi che coinvolgono tutti: è il momento dei pareri individuali, delle posizioni soggettive. Ed è anche il momento in cui la donna di vent’anni, coscientemente o meno, comincia a godere dei privilegi di grazia e di sesso, le viene concesso di interrompere, di riportarci sul frivolo, di aggirare il nocciolo o di dimostrarsi annoiata della piega seria che ha preso il discorso. A lei viene concesso molto di più di quanto permetteremmo ad un suo coetaneo, che non esiteremmo a definire nella stessa situazione, un bambino immaturo. Nei confronti della ragazza utilizziamo invece dosi di cortesia sufficienti a rafforzare la coscienza di aver agito e parlato nei migliore dei modi, le permettiamo, cercando premesse per altro genere di rapporti, di radicare in sé una sicurezza che forse sarebbe stato meglio che non avesse. Ci si dimentica spesso di avere al nostro tavolo un ragazzino, casualmente di sesso femminile, un bambino immaturo, al quale, in virtù di una condizione sessuale diversa, concediamo spesso troppo.
Questa analisi razionale della situazione non ci permette, al momento giusto, di vedere con chiarezza il problema perchè i ricatti dell’istinto sono davvero potenti e così succede spesso di trovarci coinvolti da opinioni e da pensieri che senza la nostra benevolenza iniziale non sarebbero mai stati proferiti. Bastano perciò pochi giorni perchè questa giovane donna ai suoi primi passi acquisti certezza e sicurezza. E quando, vent’anni dopo ce la ritroviamo nelle vesti della vicina di casa quarantenne, non possiamo fare altro che sentirci, al suo confronto, dei ragazzi e non degli uomini.
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