20071217

Il costo della sicurezza

La sicurezza. Un tema che non abbiamo ancora affrontato. Una meta ambita da troppi, da tanti che cercano di sfuggire alla costante situazione di incertezza in cui tutti ci muoviamo. La precarietà è l’unica costante dei nostri tempi, emana un profumo che dà stimoli ad alcuni mentre atterrisce gli altri, crea un senso quotidiano di avventura che permette ai primi di agire e che rende immobili gli altri. L’elevato coefficiente di rischio che ci riserva il futuro, trasforma la vita in un gioco, dove l’azzardo è compensato dal premio, dove la sconfitta permette di inventare nuovi schemi di difesa. È una prova continua riservata a pochi, a quei pochi che non investono il loro tempo e i loro sforzi nella ricerca della sicurezza.
Costoro sono immortali, sanno per certo che il premio va conquistato tutti i giorni, un giorno dopo l’altro; sanno che è il premio che conta, non i mezzi necessari per raggiungerlo. Sanno che dopo ogni premio ci sarà un altro giorno per un nuovo premio, e poi un altro giorno e così via. Sanno che ogni diritto va pagato con un dovere, e allora scoprono tutti i doveri del mondo ed assolvono ad essi con estrema costanza. E prendono coscienza di nuovi diritti, ma non ne abusano, perché non si divertirebbero affatto in una vita dove eccessi di vantaggi annullerebbero tutte le componenti ludiche. Il gioco, per continuare, deve avere tutti i contendenti sullo stesso piano, altrimenti un risultato costantemente previsto ne annullerebbe il piacere.
C’è un altro modo per affrontare la vita, temerla, aggirarne le difficoltà, trovarsi sempre in una posizione di neutralità, con la protezione di regole ferree di non partecipazione che ci tengano distaccati ma protetti. La protezione forse è ciò che si va cercando. Una posizione dove il vantaggio della sicurezza viene quotidianamente pagato con la perdita di ogni diritto, con atti quotidiani di sottomissione. Ma l’animo umano non conosce correttezza alcuna in questo campo: si accetta un contratto perché è comodo, poi lo si rinnega quando c’è da rispettarne le clausole. Si è pronti a rimangiarci ogni parola, si critica e si maledice tutto e tutti se il vantaggio che abbiamo accettato non è massimo e ci si dimentica di rispettare i patti.
La sicurezza costa, ma ci se ne accorge soltanto al momento di saldare i conti quando torna a galla il contratto di schiavitù che si è accettato. Ed ecco dunque che si opta per il rischio e il rischio genera precarietà, imprevisti, incertezza, tutti fattori che ci obbligano ad inventare una vita nuova, un giorno dopo l’altro, una vita dove la ricerca della sicurezza viene sostituita
dalla ricerca della felicità.

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