(Albert Einstein)
Odio la necessità di attribuirsi un colore politico per giustificare le proprie idee, come se esse avessero sempre bisogno di patrocinio. Amare la libertà, amare il prossimo è umano, è quanto di più normale possa esserci. E se le stesse cose le ha già dette qualcuno o qualche partito se ne fa vessillo, non c’è niente di male ad arrivare alle stesse conclusioni, soprattutto quando ci si arriva da soli. È una forma di viltà non prendere coscienza del proprio potenziale creativo, mantenere rapporti di dipendenza psicologica e culturale da posizioni consolidate, parlare di cose già dette affidandone la responsabilità ad altri solo perché questi altri sono arrivati prima alle stesse conclusioni. Non mi piace la gente che non ha il coraggio di rischiare, di inventare soluzioni nuove, che accetta le vecchie – anche se ricche di svantaggi – solo perché sufficientemente comode. Il cervello a costoro non serve, non serve quando c’è da far quadrare un precario bilancio familiare quando la vessazione si fa esagerata, quando gli scherni di vita obbligano a sacrifici per premi inesistenti, quando vivere di forma diventa l’unico contenuto della loro vita, quando l’amore per il prossimo o per la libertà non è più un sentimento spontaneo ma la regola imposta e quando ci si fregia di ossequienza alle regole.
E l’uomo dov’è finito? Quel motore straordinario che maneggia la storia a suo piacimento, che lascia un’impronta incancellabile, che dona alla scienza e all’arte capolavori inestimabili? Quest’uomo pare sia destinato a svanire, i suoi geni si sono dispersi, la massa ha preso il suo posto con prepotenza, con avidità, con impazienza. Criticare il processo di questa rapida evoluzione è ormai peccato storico, rifiutare una tale società perché impreparata è atto da reazionari. Solo perché parliamo di noi, perché l’argomento e la gente sono di casa nostra. Tutti però parlando del Congo – a distanza di buoni vent’anni dalla rivoluzione – lo giudicano una nazione nuova, ancora bisognosa di lezioni, di umiltà, di apprendimento.
C’è bisogno di tempo, si dice. Devono crearsi il loro mondo, salendo ogni giorno un gradino verso la civiltà. Loro, perché sono africani, perché sotto quella pelle scura e quei linguaggi sibilanti non si sa che cosa si nasconde. Noi no. Noi, la nazione eletta, decorata da duemila anni di storia, possiamo fare a meno di tutte le fatiche necessarie per crescere, per evolverci, per diventare maturi. Vogliamo essere diversi dagli altri, vogliamo dimenticare come eravamo cinquanta anni fa, altrimenti non potremmo assolutamente essere quello che crediamo di essere diventati, perfetti. Da una parte i padroni, in gruppo anche loro, privi del coraggio di dimostrarsi individui nelle loro scelte e nelle loro decisioni, protetti solo dal loro denaro, finché ne avranno o finché glielo lasceranno. Dall’altra parte la massa, pronta a farsi manipolare individualmente, continuamente infiacchita dalle continue vessazioni, usurata nella sua potenzialità da schemi anch’essi logori, ma contemporaneamente collettivamente superprotetta, piena di diritti di casta, utilizzata in politica come Italia Nostra utilizza i ruderi o il WWF gli animali in via di estinzione.
L’individuo non agisce più, non reagisce nemmeno, sembra ormai la vettura di testa della metropolitana che non può scegliere il percorso. Una tristezza immensa. Eppure c’è tanto da fare per l’individuo che ha capito la situazione, che vuole ancora scegliere il percorso che più gli aggrada. Quest’individuo va stimolato, va incoraggiato per poter lottare nel suo microcosmo, perché diventi un esempio per gli altri che lo possono seguire. Quest’uomo non deve perdere la coscienza del proprio stato, della propria unicità, deve portarla avanti, pur adeguandosi al mondo che lo circonda, se vuole continuare ad avere speranze per sé e per i propri figli. Lottare per un mondo migliore va fatto prima singolarmente e poi, con la collaborazione e la solidarietà degli altri, anche collettivamente. Questo desiderio di recupero del privato, questo tentativo
di rientrare in possesso di un diritto pieno, è tendenza di molti, la molla si sta caricando in attesa dell’ora giusta. Ma se quest’ora coinciderà col momento del collasso delle istituzioni, allora non sarà più una libera scelta…
Indice
Nessun commento:
Posta un commento