20071217

Ama il prossimo tuo

Si guarda da parecchie parti alla plastica come se il mondo fosse sempre stato perfetto e la plastica l’avesse insozzato. In tutte queste parti si vive però in mezzo a plastiche di tutti i tipi che rendono la vita decisamente comoda. La coerenza, una volta, veniva considerata dote. Il fanatismo non ha certo bisogno di coerenza, è più facile che si basi su luoghi comuni, gli assiomi delle nuove religioni pseudo ecologiche che prevedono liturgie complesse. Il diavolo è il progresso, la comodità è una tentazione da cui fuggire, l’austerità più totale l’unica via per la salvezza. E così il mondo si salverà, la natura tornerà ad essere rispettata ed i nostri figli vivranno nuovamente felici. Questa più che la speranza la teoria. Una speranza costruita sulle fantasie per scacciare lo spauracchio del tempo in cui viviamo e degli anni a venire, un modo di fingere di partecipare senza sacrificio, senza approfondimento, senza cultura, fingendo di averne una. La storia, la geografia, l’italiano, queste sì sono discipline necessarie, fondamentali per arrivare ad altri impegni. La matematica, la chimica, la fisica sono basi altrettanto importanti per prendere in esame problemi seri. Ci vuole fatica, certo, ma il piacere della conoscenza va pagato e la conoscenza poi ci ripaga di tutte le fatiche. Il primo premio del sapere è l’essere creduti e soprattutto l’essere credibili, condizione che non si raggiunge certo arroccandosi su un cumulo di luoghi comuni, nient’altro che detriti di pseudo cultura. Il traguardo di questi nuovi profeti della catastrofe è, al di là del bene collettivo, una precisa qualificazione personale.
Vogliamo da questo mondo una vita felice, senza troppi problemi, ma il mondo è quello che è, e i questi anni problemi ce ne sono per tutti. Non solo sull’italiano, ma su tutti gli uomini della terra gravano pesanti nuvole, non c’è in questi anni un attimo di tregua. Non vale allora la pena di abbandonare le utopie e di combattere per quel poco che si può fare intorno a noi, sperando che gli altri facciano altrettanto? Una specie di catena di Sant’Antonio che in breve potrebbe coinvolgere tutti. Ma finché ciascuno, dopo aver risolto il problema personale della sopravvivenza, per nascondere la propria coda di paglia fa un salto di qualità eccessivo, iniziando ad occuparsi di problemi universali, a chi è destinato il compito ingrato di risolvere i piccoli problemi pratici della vita di tutti i giorni? A cosa può giovare contro la fame nel mondo, se chi lotta trascura il vicino che muore di fame? Ama il prossimo tuo come te stesso. Il prossimo tuo ti è vicino e come puoi abbandonarlo in favore di principi universali che ti imporrebbero di occuparti anche di lui?
È il momento di guardare in faccia la realtà e se ad alcuno la situazione in cui ci troviamo può sembrare triste questo gli fornirà uno stimolo per lottare con maggiore alacrità. Le responsabilità esistono ed ognuno deve assumersene una fetta, indipendentemente dal fatto che ciò contrasti con il suo benessere o con le necessità individuali. E se la plastica ci sembra troppa e davvero essa insozza il nostro mondo occupiamocene, ma solo dopo aver stabilito l’ordine di priorità del nostro intervento. Può anche darsi che ci siano problemi più importanti e più urgenti da risolvere.

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