(Albert Einstein)
Le stagioni, con le loro regole e i loro umori, dettano agli uomini una precisa serie di consumi. Chi produce conosce bene l’andamento della richiesta e fa programmi con parecchi mesi di anticipo. Anche chi distribuisce non può permettersi di trovarsi impreparato di fronte alla richiesta e, pur cercando di diminuire il rischio, è costretto ad acquistare o per lo meno ad ordinare la merce con almeno una stagione di anticipo. L’unico ad utilizzare il presente è il consumatore che può permettersi di entrare in un negozio, guardare scegliere con calma e alla fine decidere. Il meccanismo d’acquisto è semplice: per le cose necessarie l’acquisto è preceduto da una serie d confronti e di considerazioni oggettive, poi il passo va fatto e di conseguenza viene fatto. Per le cose non necessarie il desiderio del possesso fa nascere l’impulso d’acquisto, il bene viene valutato e si decide di destinare ad esso una cifra ben precisa, pur sapendo di poterla modificare all’ultimo momento, spendendo naturalmente di più. Tutti questi discorsi sono validi finché uno deve fare i conti con i soldi, che in teoria dovrebbero servire prima per il necessario e poi per il superfluo. Ma in momenti in cui non si è ancora deciso se il superfluo sia più necessario del necessario c’è sempre grossa indecisione sul da farsi e le regole del gioco non le stabilisce più chi fa i programmi ma chi decide gli acquisti. Proprio tra loro si annida la serpe, l’asociale che fa sballare i piani della produzione e le previsioni del dettagliante, l’individuo che di punto in bianco decide di avere pagato in passato tutti i tributi che gli spettavano, di avere contribuito in misura sufficiente al sostentamento dei Gabellieri che con perline e specchietti l’hanno allettato e vessato per anni.
All’improvviso, senza alcun sintomo, costui si ammala di salute, rifiuta la persuasione e comincia ad usare il cervello: stacca la spina e si disinserisce dagli schemi tradizionali. La cosa più incredibile è che nessuno si accorge di queste deviazioni dalla norma e l’Uomo Liberato addirittura comincia a ricevere dei premi per la sua scelta. Scopre i saldi, le svendite fuori stagione, non più come fatto occasionale ma come regola d’acquisto. Vive in leggero ritardo i consumi degli altri, ma ad un prezzo che lo ripaga abbondantemente dell’attesa. Non ha fornitori abituali, perché acquista in occasioni particolari o perché ha capito che il Gabelliere tipo ha una particolare predilezione per i nuovi clienti e concede loro, in attesa di futuri e più proficui contatti, condizioni particolarmente vantaggiose. Ha scoperto nel supermercato una macchina che applica gabelle con minore soggettività o che ha tempi più lenti nell’applicare aumenti sulle giacenze. L’offerta speciale non funziona a meno che non si tratti di beni d’uso abituale che verrebbero egualmente acquistati ad un prezzo superiore. Qualche volta, di conseguenza, vive i consumi degli altri con marche diverse, meno note ma di uguale qualità.
La sua Casa Comoda riflette a pieno la mutazione da Uomo Medio a Uomo Saggio: gli oggetti simbolo del passato sono stati affiancati da altri, meno costosi anche se altrettanto confortevoli, il tivucolor ha solo 16 canali e non 1400 e il modello è vecchio di un paio d’anni, la musica viene riprodotta in maniera più che decente nella gamma dell’udibile e basta una bottiglia di whisky per gli amici di passaggio.
Un uomo così spende di meno e verrebbe naturale pensare che abbia minori gratificazioni, minori compensazioni. Sarebbe forse vero se la sua scelta fosse forzata, se per questioni di bilancio familiare fosse obbligato a limitarsi quotidianamente, nel necessario e nel superfluo. Con una scelta libera, una scelta che gli permette di limitare razionalmente la spesa nella fase d’acquisto, egli può trascorrere più tempo senza l’assillo del denaro, vivere con maggiore tranquillità. Questa vita diversa, individuale, costituisce un pericolo per la collettività, non si adatta alle regole di un mondo di troppi, di un sistema necessariamente impersonale e può portare, nel momento in cui questo stile individuale diventa tendenza di molti, a disastrose conseguenze. Ma qui si rientra in un vicolo cieco e si ricomincia ad indagare se sia morale lottare per raggiungere il benessere individuale quando ciò può creare danni alla collettività. Per il momento non posso impegnarmi a portare avanti questo problema, pur sapendo che solitamente ci si aspetta da chi scrive una presa di posizione: tra poco apre il negozio qui all’angolo e mi hanno detto che fa dei saldi a prezzi davvero incredibili!
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